Belle Arti
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Caterina d'Alessandria: Una Santa (2011)
"Fiona Buttigieg, attraverso l'autoscatto che la ritrae incinta, in tuta da meccanico e circondata da pneumatici, ha riflettuto sull'antico tema iconologico per cui lo strumento del martirio diventa anche campo di speciale patronato. A Santa Caterina, patrona dei carrettieri, dei gommisti e per estensione... sferica, del parto, l'artista offre dunque in protezione la propria immagine, come se si trattasse di un ex-voto."
dal testo critico di Susanna Ragionieri
NOTES from a SMALL ISLAND (2010)
L’esilio di Napoleone all’Isola d’Elba fu documentato dalle persone che lo circondarono durante il soggiorno e dall’imperatore stesso. Già dal momento della sua redazione, il materiale raccolto risentirà comunque delle impressioni e dei ricordi del relatore, che finiranno per “alterare” il percorso storico conferendo agli eventi connotati personali e in parte soggettivi. Nel corso degli anni dalla medesima trama sarà possibile trarre nuove suggestioni.
Il termine storia assumerà quindi un duplice significato: racconto letterario e narrazione di vicende immaginarie.
Questo progetto è il frutto di una ricerca condotta in parte attraverso l’archivio storico di Portoferraio. Alcuni dettagli relativi al soggiorno dell’imperatore sulla nostra isola, evocano immagini fortemente simboliche e intense suggestioni visive. Combinando i documenti con le memorie in essi racchiuse, è possibile creare interpretazioni visive che scaturiscono dalla stratificazione delle testimonianze originali con l’interpretazione degli eventi.
All’isola d’Elba, la natura e la semplicità regnano. L’idea per questa serie mi è venuta quando ero nel mio campo. C’era il sole e ilfinocchiellolasciava sua ombra sulla mia gamba. La forma particolare della pianta mi ha parlato e ho sentito la carezza della sua essenza. Per creare unfotogramma, ho messo un oggetto, in questo caso un fiore, direttamente sulla carta fotografica e l’ho illuminato nella camera oscura. La sua ombra diventa l’immagine, un pó come una radiografia. Non c’è né macchina fotografica né pellicola, quindi l’immagine non può essere riprodotta e ogni fotogramma è unico. Utilizzando questa tecnica, lascio che laNatura entri nella camera oscura e che parli con la lingua dell’ombra dei fiori. Così le mie emozioni ed esperienze sono tradotte in immagini.
Ho vissuto i primi anni dell 21° secolo negli Stati Uniti come straniera e durante quel periodo le mie opere spesso suonavano con il tema della memoria, e radici familiari. Quando ti trovi lontano da casa succede spesso di pensare alle tue origini e i miei ricordi vagavano spesso tra quelli della mia infanzia e quelli ereditati dai miei parenti maltesi, come un bagaglio acquisito. Prima di trasferirmi di nuovo in Europa, i miei pensieri e nostalgia sono stati investiti dai ricordi piú recenti, quelli Americani e da quello che stavo per lasciare alle spalle.
Da bambina, aiutavo mia madre a fare le torte in cucina e con la pasta rimasta – e c’era sempre rimasta – facevamo una piccola torta ‘speciale’ riempita con marmellata, che era destinata ai bambini. Mia nonna faceva la stessa cosa e da questa tradizione nasce il progetto Pie, o Torta in Italiano. La Torta ‘speciale’ diventó il veicolo di rappresentanza dei miei ricordi e ho cominciato a cucinare. Ogni torta ‘speciale’ quindi é stata cotta con un oggetto sigillato dentro, come per conservare un ricordo che rappresenta un episodio della mia vita Americana. La creazione di un’altro bagaglio.
Ho scelto di rappresentare quest’opera concettuale con la fotografia, principalmente perchè prediligo il linguaggio fotografico, ma anche perchè la fotografia ha la capacità di cambiare le proporzioni e di dare qualità magiche agli oggetti piccoli.
MEMORIA DEL MEDITERRANEAO (2004)
As a foreigner living in theUSA, family roots and heritage carry deeper meaning in my life. Through old childhood photographs from my family archive, I am able to reconnect and reconstruct the family ties that bind me to the root of my existence. My family hails fromMalta, a small island in the middle of theMediterranean Seawhere the sandy-colored limestone walls still bear the scars from World War II. I grew up with stories of extreme hardship and pain experienced during the war, coupled with joyous childhood memories filled with simple pleasures, pursuits and adventures. The life-philosophy and family values that I absorbed as a child have been engraved in my psyche and I carry them with me every day, generations later, continents away. The family portraits in this installation come from original negatives that surfaced after many years of being hidden away in dresser drawers and shoe boxes. Each photograph has been hand-printed with traditional darkroom techniques. At the age of 20, in the middle of World War II, my grandmother gave birth to my father. Eighteen years later, she had 8 healthy, happy children. This exhibition is dedicated to her and the legacy she has left me with.
Historically, women have been the primary subjects of male artists. In ‘Boys Will be Boys’ men are the subjects of a female photographer.'Boys Will be Boys' is a photographic series that challenges the stereotypes of males by looking at the personal bathroom habits and habitats of different men. Many men have primping and preening obsessions that defy their male stereotype, for example dyeing their hair, shaving their bodies and painting their nails. In the privacy of his own bathroom, a man is able to conform to, reject or hide from the numerous stereotypes that face them in the 21st Century. These images present a realistic portrayal of men’s ‘private’ lives, without necessarily denying their maleness, or masculinity.This work is partly a response to the recent proliferation of female artists documenting and exposing their own personal lives, and those of other women, resulting in the breakdown of the numerous feminine stereotypes. As a post-feminist, it is my desire to counter-balance this trend and offer an exposé of a man’s life, and challenge some of his own stereotypes. As a curious female photographer I am able to give a non-biased, and sometimes voyeuristic view of my male subjects.
UN SENSO DEL SILENZIO (1998-2001)
I love to travel frequently and particularly like to immerse myself in a totally alien and foreign place. Without routine and familiarity, I experience life with the raw excitement and naïve liberty of a child, seeing and experiencing everything for the first time. Everyday images appear unnaturally striking and certainly more interesting when looked at through the eyes (and camera lens!) of an outsider. I also have an inquisitive nature that leads me on wonderful adventures. I never know what I’ll find around the next corner and I often find myself in places where I shouldn’t be. This adds a certain thrill to my pictures that fuels me further, and to cross more boundaries. My lifetime is a never-ending journey of exploration and discovery and through my photography, I feel I am able to share these discoveries with others to promote the understanding of different cultures and different people.